Somalia: dall'altro lato della pirateria

Un appunto su un pezzo di carta, una nave mercantile ed un uomo, rinchiuso in uno stanzone anonimo arredato solo con una sedia, le corde che gli legano mani e piedi al pavimento e al soffitto e qualche telo appoggiato al muro.
La storia recente della Somalia, “Stato fallito” dal 2010, può essere raccontata partendo da uno qualsiasi di questi tre elementi. Il punto di arrivo sarà comunque uno di quei velocissimi skiff a motore che i pirati usano per attaccare le navi delle grandi compagnie mercantili che nel Golfo di Aden, Oceano Indiano, hanno trovato una rotta fondamentale per i propri affari. Mettendo in collegamento l’Europa all’Asia attraverso il corridoio che lo lega al Canale di Suez, il Golfo permette di non circumnavigare il continente africano abbattendo così i costi del commercio mondiale, che al 90% viaggia via mare. Nel 2009, per far fronte alla minaccia della pirateria somala, è stato creato nell’area l’International Recommended Transit Corridor, il corridoio di transito consigliato e controllato dalle forze militari della coalizione internazionale.

Qui le due parti, per The Blazoned Press
La minaccia dell'1%
Le opportunità nascoste dietro la pirateria somala

La scelta - e tu cosa avresti fatto?

Il passaporto

Ci sono spettacoli che nascono per intrattenere. Spettacoli che nascono per intrattenere. Spettacoli che nascono per emozionare. Questo spettacolo - a noi piace definirlo questo documentario in formato teatrale - nasce unicamente solo con uno scopo: quello di ricordare, di fare memoria.
Ascolterete quattro storie vere provenienti da uno dei conflitti più assurdi e sanguinosi ed allo stesso stesso tempo più dimenticati che l'essere umano abbia mai combattuto. Cosa ha provocato la morte di 350.000 persone nel cuore dell'Europa e perché questo potrebbe accadere ancora?

(dal trailer di presentazione dello spettacolo)

La scelta - e tu cosa avresti fatto? di Marco Cortesi e Mara Moschini porta in scena quattro storie vere - riprese dal libro "I giusti nel tempo del male" di Svetlana Broz - di coraggio provenienti da uno dei conflitti più atroci dei nostri tempi: la guerra civile che ha insanguinato l'ex Jugoslavia tra il 1991 e il 1995.

Altri estratti:
Il massacro;
Una madre

Il cimitero delle navi tossiche? Le spiagge dell'Asia meridionale

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Amianto, metalli pesanti, PCB, rifiuti organici. Sono alcuni dei materiali tossici contenuti nelle navi che alcune compagnie marittime europee mandano allo smantellamento sulle coste di paesi come l'India, il Bangladesh o il Pakistan.

A denunciarlo, pubblicando la lista di navi e compagnie è la NGO Shipbreaking Platform, una coalizione che si occupa di ambiente, diritti umani e diritti dei lavoratori e che lotta contro questo modo di rottamare le navi.

Nessun paese sviluppato, dicono dall'organizzazione, consentirebbe di smantellare le navi sulle sue spiagge. Dalla sola Europa arriva circa il 40% delle navi che vengono smantellate sulle coste dell'Asia Meridionale, diventata uno degli snodi nevralgici di questo tipo di traffico per i bassissimi standard ambientali e nella sicurezza sul lavoro rispetto all'Europa.

I costi non sostenuti per le tecnologie, la formazione professionale e la tracciabilità delle navi contribuiscono agli alti profitti generati dallo smantellamento illegale, realizzato attraverso lo sfruttamento di lavoratori - spesso migranti e bambini - senza alcuna forma di protezione dalle sostanze tossiche, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la rottamazione delle navi uno dei lavori più pericolosi al mondo.
Una diversa declinazione dell'etica su cui si basa lo smaltimento dei rifiuti tossici. Così come accade per i rifiuti infatti, anche per le navi i costi di smaltimento sono imparagonabili. Secondo un'inchiesta realizzata da Luigi Pelazza per le Iene smaltire queste legalmente costerebbe in Italia circa 500.000 euro, lo smaltimento illegale costa invece solo 300 dollari

The Insider Traders

Andato in onda ad inizio gennaio, To catch a Trader racconta i sette anni di indagine che sono stati necessari all'FBI per l'"Operazione Perfect Hedge", il più grosso scandalo di insider trading a Wall Street che la storia americana ricordi, portando alla condanna di 78 persone. Nell'inchiesta sono stati per la prima volta utilizzati intercettazioni e agenti infiltrati, solitamente impiegati per indagini anti-mafia.

Nell'operazione sono entrati nomi di peso tra le stanze di Wall Street come quello di "King" Steve Cohen, fondatore dell'hedge fund SAC Capital Advisors o Raj Rajaratnam del Galleon Group, la cui ricchezza personale si è basata sulla capacità delle loro società di ottenere informazioni riservate, poi rivendute - non prima di averle utilizzate a proprio favore - a media company come Bloomberg o Reuters, utilizzate dagli investitori per delineare le proprie strategie di investimento. 

Qui l'intera inchiesta giornalistica (52') per Frontline, storica trasmissione della statunitense Pbs.

VelenItaly: storia (parziale) del traffico di rifiuti tossici italiano (The Blazoned Press)

Gli uomini che cercano, finché continuiamo a farci le loro domande, non muoiono mai.
[Carlo Lucarelli]

C’è un filo rosso che segue la storia del traffico di rifiuti tossici di questo Paese. Un filo rosso che si sviluppa intorno a nomi, contratti, soldi e accordi e che lega indissolubilmente mafie, politica, imprenditoria e massoneria.
Dagli anni ’70 ad oggi.

Le dichiarazioni recentemente desecretate dell’ex boss casalese Carmine Schiavone hanno creato un momentaneo interesse – giornalistico, soprattutto – per quella previsione di morte di vent’anni fa e rivelatasi corretta. Poi tutto è tornato nell’ombra, l’humus perfetto affinché il traffico di rifiuti possa dare i suoi frutti. Non solo al mondo criminale.

Il 3% del territorio nazionale è infatti “Paese dei veleni”, come scrivono Andreina Baccaro e Antonio Musella in un libro-inchiesta di recente uscita per Round Robin. Aree industriali come Taranto, Gela, Porto Marghera sono solo tre dei 57 siti che il decreto Ronchi 22/1997 definisce di interesse nazionale (Sin) e che formano i 15.000 siti potenzialmente contaminati individuati nel 2012 dall‘Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). 6 milioni i cittadini italiani esposti a rischio di malattie mortali come tumori, malattie neurologiche o respiratorie secondo i dati ufficiali pubblicati dal ministero della Salute.

Di questi 57 siti, allo stato attuale, solo due – Bolzano e Fidenza – sono stati bonificati. Le operazioni di bonifica, peraltro, stanno diventando sempre più il nuovo business su cui puntare.

Per decenni il traffico di rifiuti – tossici o meno che fossero – è stato possibile non tanto per l’attività criminogena delle consorterie mafiose quanto per il coinvolgimento del livello politico, diretto o meno che fosse.

Personalità di diversa caratura che sapevano ed hanno taciuto in nome della ‘ragion di Stato’, come chi ha tenuto segreti i veleni campani per quasi vent’anni; ma anche personalità con un piede sul palcoscenico politico e l’altro dietro le quinte e che hanno materialmente agito, trafficando in Italia e all’estero. Dalle coste della Somalia passando per l’”emergenza rifiuti” italiana fino alle discariche della Romania, partendo dal 10 luglio 1976, quando il Nord Italia si risvegliò sotto la nube della “madre di tutti i disastri ambientali”.

Leggi l'inchiesta su The Blazoned Press:
Seveso, nascita di un traffico internazionale;
La Spezia: storia di discariche e navi dei veleni;
Somalia, il vaso di Pandora dei misteri d’Italia;
Campania e rifiuti. Camorra secondo estratto;
A chi fa comodo il silenzio sulle navi dei veleni? Intervista a Massimiliano Ferraro;
Rifiuti, segreti di Stato ed immobilismo legislativo. Intervista ad Alessandro de Pascale;