Segreto di Stato e diritto alla difesa. Corte Europea chiamata ad esprimersi sul caso Abu Omar

Strasburgo (Francia) – Unico condannato in via definitiva per favoreggiamento aggravato nel caso del sequestro di Abu Omar – l'ex imam di Milano prelevato da uomini della Cia e del Sismi il 17 settembre 2003 e trasferito in Egitto grazie alla extraordinary rendition - ora il colonnello Luciano Seno si rivolge alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Al centro della richiesta una questione destinata a far discutere e, probabilmente, a creare un precedente: il rapporto tra segreto di Stato e diritto alla difesa.

L'inchiesta scaturita dalla vicenda – qui riassunta dal Sole24Ore - condotta dai pubblici ministeri Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici, portò il 12 febbraio 2012 la IV sezione della Corte d'appello di Milano a condannare a dieci anni il generale Niccolò Pollari, all'epoca direttore dei servizi segreti militari italiani, a nove anni al vice Marco Mancini, e a sei anni gli agenti Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregori, con risarcimento di un milione di euro per l'ex imam e di 500.000 euro per la moglie.

Al centro della richiesta una questione destinata a far discutere e, probabilmente, a creare un precedente: il rapporto tra segreto di Stato e diritto alla difesa.

Il colonnello ha dichiarato durante il procedimento di non potersi difendere dall'accusa di favoreggiamento per l'esistenza del segreto di Stato sugli interna corporis del Sismi, ed i giudici non hanno chiesto alla Presidenza del Consiglio di scioglierlo dal vincolo del silenzio, rendendo così impossibile la difesa. L'imputato è stato comunque condannato a due anni e otto mesi di reclusione «senza l'opportunità di provare la propria innocenza», come hanno evidenziato Enzo Cannizzaro, ordinario di Diritto Internazionale all'Università La Sapienza di Roma e l'avvocato Luigi Panella che rappresentano il colonnello Seno.
Se la Corte europea accetterà il reclamo, il procedimento potrebbe essere riaperto, portando ad una eventuale revisione della condanna.

Procedimento che viene osteggiato anche nei confini nazionali. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato ammissibile il ricorso presentato per conflitto di attribuzione dal governo nei confronti della Cassazione e della Corte d'appello. Al centro ancora il segreto di Stato. Il governo ha infatti presentato ricorso dopo che la Cassazione, lo scorso 19 settembre, ha annullato i proscioglimenti per gli indagati, rinviando ad un nuovo processo d'appello. Come motivato a novembre, era ipotizzabile «la partecipazione individuale di alcuni agenti dei servizi italiani, oltre a quella di persone estranee ai servizi» (gli uomini della CIA), ma non vi erano «elementi per affermare una partecipazione del Sismi». Da qui dunque l'impossibilità di apporre il segreto di Stato, in quanto gli agenti hanno agito «al di fuori delle proprie funzioni». L'Esecutivo ha evidenziato come tale decisione leda i poteri del Presidente del Consiglio in tale ambito ed ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi nuovamente – avendo già in altri ricorsi stabilito la violazione del segreto di Stato da parte dei giudici - sull'incompetenza della Cassazione nell'annullamento dei proscioglimenti.

La Cassazione a settembre aveva condannato 23 agenti della Cia - tra cui l'ex capo della sezione italiana Jeff Castelli - annullando con rinvio il proscioglimento per i cinque imputati definendo l'applicazione del segreto di Stato come un ostacolo alla trasparenza necessaria in un sistema democratico.