Rio+20 e Cupula dos povos, in Brasile si discuteranno i nuovi modelli di sviluppo mondiale

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Rio de Janeiro (Brasile), 17 giugno 2012 – Sono iniziati nei giorni scorsi i lavori del PrepCom, il Preparatory Committee al quale è stato affidato il compito di trovare un documento finale da presentare alle delegazioni governative statali che arriveranno a Rio de Janeiro mercoledì, per il vertice delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo presentato con la formula “Rio+20”, per ricordare che proprio questa città ospitò il più che fallimentare vertice del 1992, quando si decise che la Terra sarebbe diventata un posto migliore attraverso politiche più verdi e sostenibili.
A vent'anni di distanza, però, si può sostenere senza tema di smentita che quelle promesse non furono fatte dinanzi ai popoli ma dinanzi a grandi imprese ed istituzioni capitalistiche sovranazionali (così come in quegli anni, ancora oggi i paesi devono sottostare ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e del WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio) che, dietro contenitori apparentemente accettabili quali sviluppo ed economia sostenibili nascondevano la privatizzazione dei servizi essenziali – basti considerare in tal senso la lotta globale per l'acqua, che in Italia vede un referendum in attesa di applicazione – la finanziarizzazione economica e, per riflesso, sociale.

In questi venti anni, infatti, né il clima né i popoli hanno goduto di quelle promesse. Nonostante il Progetto del Millennio dell'Onu in un documento divulgato a dicembre evidenzi come negli ultimi dieci anni la mortalità infantile sia stata ridotta del 30%, con l'aumento della scolarizzazione e la diminuzione dei conflitti armati, «ancora oggi quasi 900 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2.600 milioni non vivono in condizioni igieniche di base accettabili» così come «più di 900 milioni di persone (il 13% della popolazione globale) vivono in condizioni d'indigenza estrema e appena 17 milioni avranno superato la soglia della povertà nel 2015», come scriveva Frei Betto, tra i principali esponenti della Teologia della Liberazione ed ex assessore del primo governo brasiliano di Luiz Inácio “Lula” da Silva per il programma Fome Zero (Fame Zero).

Fino ad ora, però, i documenti fin qui redatti non sono stati considerati all'altezza delle aspettative, ed è alto il pericolo che quelli che verranno realizzati nei giorni prossimi seguano la stessa via, anche perché nei vari forum ufficiali che si sono tenuti in questi anni la soluzione dei problemi mondiali è stata affidata proprio a chi quei problemi ha concorso ad aumentarli.
L'unico documento che avrebbe potuto vincolare i governi ad una ridefinizione realmente ecologica delle loro economie – uscito peraltro proprio da quella conferenza del 1992 – era il Protocollo di Kyoto, rivisitato e corretto durante il vertice di Durban dello scorso anno, che ha rimandato tutto al 2020.
Le parole chiave di questo incontro, ancora una volta, ruoteranno intorno ad una crescita più che altro finanziaria e slegata dall'economia materiale, per dirla con Martinez Alier, presidente della società internazionale di economisti ecologici ed una green economy – la “maschera verde del capitalismo”, come la definisce Via Campesina, il più importante movimento di organizzazioni contadine del mondo - sviluppata secondo i dettami insostenibili delle liberalizzazioni neoliberiste, il tutto basato sulla solita ideologia del «primato del mercato su ogni altra forma sociale»[1] (copyright di Giulio Tremonti, non esattamente un “no-global della prima ora”).

L'ospite perfetto. Un più che eloquente indizio che dal vertice ufficiale si uscirà – come al solito – con un sacco di belle parole a cui non faranno seguito fatti concreti sarà inoltre la presenza di Stephan Schmidheiny, 65 anni, in passato tra le altre cose consigliere di Bill Clinton e rappresentante dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che parteciperà al vertice come “benefattore dell'umanità”.
A Casale Monferrato, nell'alessandrino, avranno sicuramente un idea alquanto diversa sugli effetti benefici delle attività del magnate svizzero. Insieme al barone belga Louis de Cartier, infatti, Scmidheiny è stato nei mesi scorsi condannato a sedici anni di reclusione in quanto appartenenti a quella che qualche giorno fa la rivista Narcomafie definiva la “mafia dell'amianto”[2]. I due – che con ogni probabilità non sconteranno nemmeno un giorno di carcere, in quanto il barone è ultranovantenne e Schmidheiny vive in Costarica e non può essere estradato – titolari della holding Eternit Ag, sono stati condannati in quanto pur sapendo bene che la fibra d'amianto sia cancerogena (porta infatti il mesotelioma pleurico, per il quale non c'è cura) hanno taciuto questa informazione in nome del guadagno capitalista.
Mentre in Italia, dopo anni di battaglie da parte dei familiari delle vittime, si è arrivati ad una conclusione definita da molti storica – seppur dimezzata – nel mondo la produzione della “lana della salamandra” continua inesorabile, con Russia, Brasile e Canada a farla da padroni in un mercato in cui il 97% della produzione viene riversato nei Paesi in via di sviluppo dove secondo i produttori le tutele lavorative, sindacali e tecnologiche sono talmente avanzate che gli effetti nefasti dell'amianto non siano ormai un problema, anche perché l'amianto bianco – noto anche come crisotilo – dicono i canadesi che lo producono, non è poi così cancerogeno quanto qualcuno vorrebbe far credere.

Rio+20 dal basso. Come sempre succede durante questi eventi, in questi stessi giorni si sta tenendo Vertice dei Popoli (Cupula dos povos) per la Giustizia Sociale ed Ambientale, il “contro-forum” dei movimenti in lotta per la giustizia sociale ed ambientale riuniti sotto lo slogan “Vieni a reinventare il mondo” i cui lavori sono incentrati sulla denuncia di cause ed attori che hanno generato la crisi sociale ed ambientale e sulla definizione di soluzioni pratiche anche al fine di (ri)costituire un movimento globale che si opponga “dal basso” - come si dice oggi – alle politiche liberiste che usciranno dal vertice ufficiale.

«Il nuovo modello di cui abbiamo bisogno deve ritornare a mettere al centro l'uomo e le risorse naturali» - si legge nel documento[3] della Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale (Rigas), uno dei movimenti italiani partecipanti al contro-vertice. «La crisi climatico-energeticoeconomica che stiamo vivendo», afferma il documento, «è la crisi di un modello di sviluppo preciso: quello della seconda rivoluzione industriale. Questo modello è basato sulle fonti fossili e il loro sfruttamento ad alta intensità di capitale, e a progressiva esclusione dell'intensità di lavoro».

«Come strategia di negoziazione alla conferenza Rio+20» - evidenziava nelle settimane scorse il Gruppo di articolazione internazionale del vertice - «alcuni governi dei paesi ricchi stanno proponendo una battuta d'arresto dei principi di Rio '92, compreso il principio delle responsabilità comuni e differenziate, il principio di precauzione, il diritto all'informazione e alla partecipazione, e minacciando i diritti già affermati, come quelli dei popoli indigeni e tradizionali, dei contadini e delle contadine, il diritto umano all'acqua, i diritti dei lavoratori e lavoratrici, dei migranti, il diritto al cibo, alla casa, alla città, i diritti dei giovani e delle donne, il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, all'educazione ed ai diritti culturali».
Per questo, dunque, il contro-forum propone la «costruzione collettiva di nuovi paradigmi basati sulla sovranità alimentare, agro-ecologica e l'economia solidale, la difesa della vita e dei beni comuni, l'affermazione di tutti i diritti minacciati, il diritto alla terra e al territorio, il diritto alla città, i diritti della natura e delle generazioni future, l'eliminazione di ogni forma di colonialismo e imperialismo».
È questo il futuro che vogliono almeno i tre quarti della popolazione mondiale, quella parte che – per dirla con le parole di Manu Chao – non ha alcun potere concreto non potendo entrare in alcun consiglio di amministrazione.

Note
[1] La parola mercatista e l'ideologia di Giulio Tremonti, Corriere della Sera, 31 maggio 2008;
[2] La mafia dell’amianto a Rio de Janeiro: Stephan Schmidheiny parlerà di sviluppo sostenibile, Narcomafie, 7 giugno 2012;
[3] SUMMIT DEI POPOLI A RIO+20 PER LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE. Dall’Italia, passando per la Grecia e per la crisi europea e mondiale: l’urgenza del cambiamento. Superare la crisi? Con un altro modello di sviluppo si può!, Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale;