Iblis, il processo parte con un rinvio per mancanza di spazio

Catania – È cominciato ieri al Palazzo di Giustizia catanese il processo ai ventiquattro imputati nell'ambito dell'inchiesta denominata “Iblis” sui presunti rapporti tra mafia, politica ed imprenditoria. Per esigenze di spazio, però, si è deciso di rinviare l'udienza al prossimo 26 gennaio nell'aula bunker del carcere di Bicocca, dove non si ripresenteranno il presidente della corte Luigi Russo e il giudice a latere Benedetto Paternò, che si sono dichiarati incompatibili.

Oltre alla comunicazione di incompatibilità dei giudici, l'udienza di ieri ha fatto registrare anche la richiesta di cinque associazioni – associazione antiestorsione catanese “Libero Grassi” (Asaec), Confcommercio Sicilia, l'associazione antiracket Rocco Chinnici, Addiopizzo e l'Asaes di Scordia – di costituirsi parte civile.
«È giusto che la città partecipi e sia cosciente di cosa le accade» ha detto Grazia Giurato di “Città Insieme”.

Dei 24 imputati (erano inizialmente 53, ma uno ha patteggiato e gli altri 28 hanno scelto il rito abbreviato) ne mancavano all'appello sette. Chi, invece, non mancava era Rosario Di Dio, il boss di Ramacca – presente in video-conferenza perché recluso nel carcere di Novara – tra i principali accusatori dei fratelli Lombardo, accusati inizialmente per concorso esterno in associazione mafiosa poi derubricata a semplice violazione della legge elettorale[1].

L'operazione antimafia Iblis (il nome del diavolo in arabo), inizia nel novembre 2010 con una operazione congiunta del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dei carabinieri tra Sicilia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia che portò al sequestro di beni per un ammontare di circa 400 milioni di euro (più di cento le imprese poste sotto sequestro) e conclusasi solo lo scorso aprile. L'intento dell'operazione – e del relativo procedimento giudiziario che ne sarebbe conseguito – mirava alla zona grigia tra politica, imprenditoria e criminalità.
Ma quelli che allora erano gli imputati di spicco – Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia, suo fratello Angelo all'epoca deputato regionale del Movimento per le autonomie e l'imprenditore Ferdinando Bonanno – vengono subito esclusi dalla vicenda processuale dall'allora procuratore capo facente funzioni di Catania Michelangelo Patanè in quanto – motivò all'epoca il procuratore – l'accusa di concorso esterno non avrebbe retto in sede di giudizio, decisione che portò al ricorso al Consiglio superiore della magistratura da parte dei quattro sostituti procuratori titolari dell'inchiesta, cioè Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Agata Santanocito e Iole Boscarino. Dopo Patané l'inchiesta passò nelle mani del giudice Alfonso Gari che è, per chi non lo ricorda, quel giudice che scarcerò nove imputati di mafia perché si dimenticò di depositare le motivazioni della sentenza a causa del troppo lavoro[2] ed è, anche marito di Rita Cinquegrana, sovrintendente del teatro Vincenzo Bellini di Catania. Una carica affidatale proprio da Raffaele Lombardo.

Per i due fratelli, la prossima udienza è prevista a febbraio. Il prossimo 26 gennaio, invece, l'inchiesta Iblis verterà anche sul duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici di cui deve rispondere Enzo Aiello, ritenuto il capo provinciale di Cosa Nostra.SB

Note
[1] http://senorbabylon.blogspot.com/2011/09/lombardo-non-fu-concorso-esterno-per.html;
[2] http://senorbabylon.blogspot.com/2011/10/il-giudice-stanco-e-lesposto-al-csm.html