Mariano Rajoy e quella foto inopportuna


Adeje (Santa Cruz de Tenerife), 5 novembre 2011 - «Non possiamo controllare la fedina penale di tutti quelli che vogliono dare una mano», è stata la difesa del Partido Popular, che stando a quanto si dice in Spagna, con ogni probabilità prenderà il potere alle prossime elezioni previste per il 20 novembre.
La dichiarazione è arrivata dopo che alcuni giornali spagnoli – e il Mattino nell'edizione di giovedì – hanno pubblicato una foto che ritrae il leader del Partido Popular Mariano Rajoy insieme a Domenico Di Giorgio, giovane avvocato campano attivo nella sezione di Adeje (Tenerife) del partito, arrestato lo scorso 18 ottobre nell'operazione “Pozzaro” contro il clan Nuvoletta-Polverino.

Prima dell'arresto, Di Giorgio era legale e consigliere di Giuseppe Felaco, capoclan che nelle Canarie aveva situato la sua base per ripulire il denaro proveniente dal narcotraffico in Italia.
Dal partito si difendono – come abbiamo visto – sostenendo, a ragione, che non si possono conoscere le fedine penali di tutti coloro che al partito si avvicinano. Ma Di Giorgio non era un semplice “sostenitore”. Alle elezioni municipali tenutesi ad Adeje lo scorso 22 maggio, infatti, il suo nome compare al quarto posto nella lista dei candidati per il Pp. Non è stato eletto solo perché ritiratosi per motivi personali.
Non si può conoscere la fedina penale di tutti i sostenitori, questo è vero, ma – in Spagna come in Italia – bisognerebbe conoscere quanto meno quella dei propri candidati, in particolare se il loro nome compare in posizioni di lista (chi ha dimestichezza con queste cose lo sa bene) in cui si è spesso eletti.

Mariano Rajoy peraltro, come scrive il quotidiano progressista Publico che per primo ha dato la notizia nei giorni scorsi, non è nuovo a fotografie “scomode”. Il 19 maggio 2009, due giorni prima delle elezioni europee infatti, fu fotografato durante un momento elettorale sulla tonnara Moropa, di proprietà di Daniel Baúlo Carballo, leader del clan Os Caneos considerato il più importante narcotrafficante spagnolo.

Spagna e Italia un'unica, grande, famiglia? Il clan Nuvoletta-Polverino è radicato a Tenerife fin dagli anni Novanta proprio grazie all'operato di Felaco, e che però vede la prima operazione anti-camorra su territorio spagnolo – nome in codice “Pozzaro” - realizzata solo lo scorso 18 ottobre e che ha portato a 14 arresti, 60 perquisizioni ed il sequestro di vari immobili, conti bancari, 7 yacht, auto di grossa cilindrata e del complesso turistico Marina Palace, il quartier generale della camorra sul territorio. Il ruolo di Di Giorgio, stando a quanto definito dall'inchiesta, sarebbe stato quello di creare le aziende per il lavaggio dei proventi del traffico di droga e quello, da legale, di risolvere i problemi con la giustizia. Non certo un ruolo di secondo piano, dunque.

L'allarme è lanciato già da qualche anno: in Spagna la “gamurra” non è più solo il nome della giacca corta indossata dai banditi spagnoli che invasero il Regno di Napoli e da cui, si dice, provenga il termine “camorra”. Dal traffico di droga che proprio in Spagna trova il primo punto di ingresso in Europa fino alla “Costa Nostra” - la Costa del Sol – ed i molti latitanti che vi trovano rifugio, la criminalità si sta infiltrando – con le stesse modalità utilizzate in Italia – anche nel tessuto socio-economico spagnolo. E da oggi anche in quello politico.