"L'Ue poteva fare di più". Delegazione Ue shockata dal Cara di Trapani



Trapani – L'Europa torna ad ammonire l'Italia. Al centro delle polemiche, per l'ennesima volta, la politica tenuta dal nostro paese nei confronti dei migranti. Nei giorni scorsi, infatti, una delegazione europea – capeggiata dall'europarlamentare svedese Cecilia Wikstrom – ha visitato alcuni centri di accoglienza, tra cui il Cara trapanese. Uscendone schockata.

«Manca l'acqua nei bagni, l'acqua nelle docce è fredda, non ci sono le porte nei bagni, i dormitori sono affollatissimi. In queste condizioni è davvero difficile tutelare la dignità umana», sostiene l'eurodeputata Cecilia Wikstrom, a capo della delegazione. «Al Cara di Salinagrande ci sono persone senza speranze, famiglie intere con bambini piccolissimi. È importante prendere sul serio le loro esigenze. Insieme dobbiamo creare un regime comune per l'immigrazione che sia decoroso» ha infine concluso.

Il Cara (acronimo che sta per Centri di accoglienza richiedenti asilo) di Salinagrande è stato aperto nel 2005, ed è uno dei più grandi centri d'accoglienza del Sud Italia, con 260 posti “ufficiali” - 233 i richiedenti asilo attualmente presenti nella struttura – gestito dalla cooperativa trapanese Badia Grande, considerata vicino alla Caritas, è stato più volte descritto come elemento di eccellenza nella politica di accoglimento dei migranti, ai quali, si diceva, era persino insegnato l'italiano.

La realtà che si è trovata davanti la delegazione, però, parla di una realtà completamente diversa. «Appena siamo entrati nei dormitori abbiamo visto l'inferno» - ha ribadito Rosario Crocetta, europarlamentare del Partito Democratico ed ex sindaco “antimafia” di Gela - «In una stanza c'erano alcuni ospiti sofferenti. Al centro una specie di grande secchio per raccogliere le infiltrazioni d'acqua. Un ragazzo pachistano aveva una mano fratturata: ha detto di essersela rotta ad ottobre. Non gli avevano ancora messo il gesso perché avrebbe potuto fare la radiografia solo il 29 novemre. Nel frattempo la frattura si è calcificata per sempre. Un trattamento che credo gli addetti del centro non riservino neanche ai loro animali domestici. Qui stiamo parlando di persone umane».

«Bisogna affrontare il nodo burocratico», dice Rita Borsellino, «uomini, donne e tanti bambini , interi nuclei familiari rimangono per mesi in attesa di conoscere il loro destino, con le vite appese».

A questo punto la domanda è lecita: dopo lo shock – l'ennesimo – l'Europa passerà dalle “raccomandazioni” a fatti più concreti?