Lega la tolleranza!


«Fuori i baluba dall'Italia», «l'Italia agli italiani», «non siamo razzisti, ma negher e meridionali puzzano, sporcano e non lavorano».
Per chi non l'avesse capito, è partita la campagna elettorale della Lega Nord. Naturalmente non poteva che partire da lì, da quella Rosarno che, ancora oggi, è in prima pagina su tutti i quotidiani nazionali. Ieri un'interessante intervista de La Stampa al Ministro della Semplificazione Normativa Roberto Calderoli mi ha dato alcuni punti su cui riflettere. Vediamone i passi interessanti: [cliccate qui per la versione integrale: http://www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+stampa+On-Line/PdfNavigator.htm?DateFrom=10-01-2010&pdfIndex=22]

1) Ma il nemico dello Stato a Rosarno non è piuttosto la 'ndrangheta?
«Questo è un aspetto peculiare della vicenda. Ma porsi la questione è come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina: è evidente che la criminalità organizzata può sfruttare la condizione dei clandestini. Anche per questo noi stiamo facendo di tutto per cancellare la condizione di clandestinità nel nostro Paese».

2) E allora perché voi della Lega non permettete, come si è fatto per colf e badanti, che vengano regolarizzati i lavoratori stagionali? Le imprese ne hanno bisogno, perché lasciarli alla mercè della 'ndrangheta oltre che dello sfruttamento?
«Contesto che vi siano imprese che debbano vivere sul lavoro clandestino. Lo contesto assolutamente: chi vive sul lavoro nero e sullo sfruttamento non può neanche chiamare impresa la propria attività. Regolarizzare? Ma stiamo scherzando? Con la situazione che c'è, bisogna essere rigorosi, altro che regolarizzazioni. Nel Sud d'Italia la disoccupazione è al 18 per cento, il lavoro deve andare agli italiani che vogliono e possono farlo, non agli immigrati clandestini».

3) Si tratta di lavori che gli italiani non vogliono più svolgere da decenni, ministro. Così è come se lei dicesse: andassero a lavorare i meridionali, al posto dei clandestini...
«Non è assolutamente quello che sto dicendo. Anzitutto, quello del lavoro stagionale è un trucco: gli immigrati vengono per la raccolta dei pomodori o delle arance e poi, invece di andarsene, restano. La stagionalità è un aggiramento delle leggi. La verità è che si ricorre ai clandestini perché quel lavoro, se fosse regolare, costerebbe troppo. E invece il lavoro o è regolare, o non è. Non deve essere sottopagato: li pagassero di più, quei lavoratori, e così lavoreranno anche gli italiani. Se è questo il problema, lo affronteremo: con paghe più eque noi daremo una mano riducendo il costo fiscale e contributivo del lavoro».

4) Ma se lei riconosce la necessità dell'integrazione, perché si oppone al disegno di legge propugnato da Fini sui diritti di cittadinanza agli immigrati?
«Perché non ce n'è bisogno. Gli immigrati regolari i diritti li hanno già garantiti dalla Costituzione, il diritto al voto a che serve? Così, si rischierebbero ancora più reazioni da parte dei clandestini. Serve, invece, un esame come negli Usa. Che sappiano la lingua, e che accettino il codice civile e quello penale».

E ora passiamo all'analisi del pensiero calderoliano:

La 'Ndrangheta – così come la criminalità organizzata – non è un “fenomeno peculiare della vicenda”. Credo sia evidente a tutti, anche all'ultimo degli elettori leghisti, che non esistono più le basi per relegare il fenomeno criminale solo al Sud, basterebbe indagare sul giro di denaro intorno all'Expo 2015 che, se memoria non mi inganna, non è stato designato a Palermo, Napoli o a Reggio Calabria ma nella padanissima Milano. Le sole 'ndrine, con il loro fatturato annuo di 45 miliardi di euro (cifra denunciata da Maroni...) rappresentano quasi 3 punti del Prodotto Interno Lordo. Se non siamo al livello dei fatturati delle più grandi aziende nazionali poco ci manca. È evidente – ci dice il ministro – che la criminalità organizzata ha le mani sul mercato del lavoro irregolare, e per questo loro stanno provvedendo a cancellare la condizione di clandestinità in Italia. Qui serve un ragionamento un po' più ampio: prescindendo dal fatto che per loro cancellare la condizione equivale evidentemente alla soppressione fisica dei clandestini, mi chiedo per quale motivo – trattandosi di mercato del lavoro – non si vada a colpire il lato della domanda. Se in un mercato si va a colpire questo lato (in cui si trovano le imprese) l'offerta (in questo caso di lavoro clandestino) non trova sbocchi, per cui quel mercato in qualche modo è portato al fallimento. Si può ottenere lo stesso risultato, il “blocco” del mercato, anche chiudendo i rubinetti dell'offerta, ma questo – in particolare in un mercato come quello del lavoro – è molto più difficile, perché per una forza lavoro – e quindi un'offerta - viene eliminata (come sta avvenendo a Rosarno con i lavoratori africani) ce ne sarà sempre una pronta a sostituirla, tant'è vero che si parla già del fatto che a prendere il posto dei raccoglitori di arance africani saranno bulgari, ucraini, albanesi e gli altri cittadini dell'est. Ciò ha due vantaggi per il padrone: molti dei paesi dell'est Europa sono diventati comunitari, quindi in un controllo delle forze dell'ordine un padrone può essere accusato di sfruttamento di lavoro illegale, ma non di sfruttamento di immigrazione clandestina. Secondo vantaggio è quello che questi cittadini hanno la pelle del colore accettato, per cui non si corre il rischio di ritrovarsi con un buon numero di lavoratori non in grado di lavorare.
Mi chiedo perché non si vada a colpire quel mercato di cui brillantemente ci ha spesso parlato Fabrizio Gatti sulle pagine de L'Espresso o in un libro meraviglioso come Bilal, e cioè quel mercato tenuto in piedi dal caporalato, uno dei principali problemi di questo paese. Ma essendo un problema che non colpisce imprenditori, banche, industriali o gruppi di potere viene prontamente evitato dalla classe politica. C'hanno famiglia pure loro d'altronde, e poi i caporali possono essere sempre utili come “procacciatori” di voti in campagna elettorale no?

2) Alla lettura di questa risposta, probabilmente, al Ministro Brunetta è preso un colpo, visto che fu lui, non molto tempo fa, nella sua teoria economica tutta particolare, a definire il lavoro nero come un ammortizzatore sociale. Ma qui quel che mi fa riflettere è la fine della risposta. Così come successivamente chiede la giornalista, siamo sicuri che gli italiani questi lavori “degradanti” li vogliano fare? In una società in cui ogni giorno ci viene ricordato che l'identità sociale si basa sul grado di visibilità che riesci a ritagliarti – indipendentemente che tu riesca a farlo perché esperto di questo o quello o perché fai il burattino in una casa-zoo seguito dalle telecamere 24 ore su 24 – siamo sicuri che la pura razza italiana riuscirebbe a trovare nuovamente quell'umiltà che aveva in tempi passati e rinunciare al famoso quarto d'ora di celebrità teorizzato da Andy Warhol? A noi, oggi, piace troppo far parte della classe sociale dei colletti bianchi, per questo lasciamo volentieri lavori di questo tipo, lavori in cui ci si sporca e si fatica, a questi che vengono in Italia a rubarci il lavoro. Non sono loro che ce lo rubano, siamo noi che glielo regaliamo! Perché noi siamo la pura razza italiana, e certe cose non ci possiamo abbassare a farle.

3) Qui sarebbe facile ribadire al Ministro della Semplificazione che se esiste un mercato del lavoro irregolare, probabilmente, è proprio perché i padroni hanno calcolato che lavorare in un mercato regolare gli costerebbe troppo, e per questo si sono buttati sul mercato nero. Ma giustamente, essendo il nostro il Paese delle cose che girano al contrario, non si va a colpire il padrone che sfrutta gli operai – e qui allargo il discorso a tutto il territorio nazionale – o che, per i tagli alla sicurezza sul cantiere, fa sì che 5 persone al giorno non tornino più a casa dal loro posto di lavoro. Non si va a fare una legge, o comunque a disincentivare quella moda che vuole che gli operai muoiano quasi tutti il primo giorno di lavoro. Inesperienza? In alcuni casi può essere, ma il motivo per cui si registra questo dato è che molti di questi operai vengono regolarizzati post-mortem, perché se li si regolarizza subito poi si guadagna di meno, e non si può più andare a fare la settimana bianca, o fare il viaggio ai tropici. Perché è questo il vero mercato del lavoro: chi vola alle Bahamas e chi va all'obitorio. Ma chi vola alle Bahamas, solitamente, ha anche il diritto al voto.
4) È strano sentir parlare di tutela degli immigrati nella Costituzione da chi, fino a non molto tempo fa, con quella carta ci si puliva il parlamentarissimo deretano. Ma, incuriosito, sono andato a rileggermela la carta costituzionale, per cui vediamo quali potrebbero essere gli articoli di cui parla il prode ministro: forse l'art. 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo», ma guardando a quel che ha fatto questo governo in merito al tale garanzia – creazione del reato di immigrazione clandestina in primis – non vorrei che qualcuno credesse che quel “La Repubblica” si riferisca non al Paese ma al giornale fondato da Eugenio Scalfari. Se così non fosse, però, questo articolo non dovremmo considerarlo. Magari il primo comma dell'art.8: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge». No, direi che neanche questo va bene, perché altrimenti non mi spiego come si sia potuta avere quella mezza guerra civile quando – sempre nella padanissima Milano – i musulmani hanno chiesto, in base proprio a questo articolo, la creazione di una moschea. Per gettare un po' di pepe nella faccenda – come direbbe Santoro – mi viene quasi da chiedere perché, in mancanza di un luogo di culto appropriato, ai non cattolici non viene prestata una Chiesa della “civilissima” religione cattolica. Eppure da quel che so io (ateo) secondo i cristiani siamo tutti fratelli. A meno che non si voglia applicare la regola cara a George Orwell ne “La fattoria degli animali”: tutti siamo fratelli, ma alcuni sono più fratelli degli altri. Ma procediamo, che la Costituzione è ancora lunga...

Che sia l'art.13 quello che tutela gli immigrati? «La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». Considerando che vengono creati reati ad hoc pur di rinchiudere gli immigrati nei lager del XXI secolo (leggasi: Centri di Identificazione ed Espulsione) neanche questo si può elencare tra i “pro-immigrati”. Escludendo dal titolo I tutti quelli in cui è espressamente citato il termine “cittadini” - visto che gli immigrati ancora non lo sono – e scartando il n°19 per gli stessi motivi dell'art. 8, direi che gli articoli a cui si riferisce Calderoli non si trovano tra i “rapporti civili”, ma la Costituzione è ancora lunga, per cui procediamo.
Un articolo interessante potrebbe essere il 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Individuo, non cittadino. Considerando però che il partito di cui fa parte Calderoli è lo stesso che qualche mese fa voleva che i medici facessero le spie e denunciassero i clandestini – in barba per altro al giuramento di Ippocrate – e che per questo, da quel momento, molti clandestini hanno paura di presentarsi in ospedale ho la sensazione che anche questo articolo sia da scartare.
Ecco, forse ci siamo: ar. 34: «La scuola è aperta a tutti». Il Ministro Gelmini è uscita appena l'altro giorno con quell'idea del blocco del 30% di alunni stranieri per classe, che prevederà una sorta di nomadismo dei bambini in eccesso, il cui trattamento, dal momento dell'entrata in vigore della norma, sarà equiparato a quello dei pacchi postali. Considerando poi che i governi – e in questo non solo quello vigente – da anni hanno abrogato la scuola, per lo meno nell'accezione di Don Milani, cioè in quell'accezione che voleva la scuola come fucina del pensiero critico e non come fabbrica di polli d'allevamento per i quali esercitare il proprio diritto al dissenso diventa un qualcosa che nuoce gravemente alla salute direi che no, ancora non ci siamo.
Nella prima parte della Costituzione, però, io altri articoli che potrebbero perorare l'asserzione del ministro non ne trovo, perché o sono generali – intesi cioè per tutta la comunità – oppure parlano espressamente di cittadini. Evito direttamente di guardare alla seconda parte. Aspetto che agli immigrati vengano concessi i diritti minimi, prima di chiedermi se siano soggetti a quelli politico-istituzionali. Veniamo così all'ultima frase: «Serve, invece, un esame come negli Usa. Che sappiano la lingua, e che accettino il codice civile e quello penale.».
Tutti sappiamo che un buon comico, alla fine del proprio sketch, deve chiudere con una battuta “ad effetto”, altrimenti rischia di non avere quell'effetto dirompente che ogni buon comico si auspica di avere. Perché questo discorso della lingua e del rispetto dei codici è una battuta giusto?
Voglio dire: a più di 150 dalla sua fondazione molti italiani non parlano la propria lingua, o per lo meno non la conoscono come dovrebbero: abolizione dell congiuntivo; forte uso di espressioni idiomatiche o dialettali che se da un lato “folklorizzano” e rendono più popolana la lingua, abbassano il livello di conoscenza della stessa portando al fenomeno dell'analfabetismo di ritorno e il ministro viene a chiedere l'esame di italiano per gli altri? Io proporrei di farlo prima agli italiani, in particolare a quelli che vogliono aspirare a cariche istituzionali. Per quanto riguarda l'ottemperanza degli immigrati al codice civile ed a quello penale, credo non ci sia necessità di ricordare che chi ha messo al ministero Calderoli è il massimo esperto di legislazione ad personam – non credo presente nei tomi dei codici tirati in ballo – degli ultimi 150 anni no? Ed anche in questo caso, nel paese dell'evasione fiscale, della corruzione, delle bustarelle, che a rispettare le leggi siano solo gli immigrati, a me, francamente, sembra un dettaglio irrilevante.